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Una BESTIA di Coach - EtoCoaching

Pensare che gli animali non umani possano diventare professionisti nella relazione volta al benessere è ormai assodato anche a livello scientifico, ma esistono situazioni nelle quali la relazione animale umano-animale non umano può diventare spunto di crescita e di conoscenza di sé attraverso il rispecchiamento con l’animale.

Chiunque possieda un animale o abbia la possibilità di passare del tempo di qualità durante la giornata a contatto con essi non può certamente negare che qualcosa a livello emotivo cambia in presenza dell’amico peloso o pennuto. Di per sé già questo è molto evolutivo, pensate a che livello alto di consapevolezza si può giungere integrando questi benefici alla presenza di un Coach che accompagna e media quella relazione.

 

Chi è un Coach e cosa fa?

Un Coach è un professionista che ha seguito un’apposita formazione ed opera nella relazione volta al benessere con persone che desiderano raggiungere obiettivi nella propria vita. Obiettivi che possono riguardare piani relazionali, professionali, personali, ecc.

Il prefisso “eto” prima della parola Coach rende bene l’idea di come un Coach può accompagnare il proprio Protagonista Umano alla definizione e al raggiungimento dei propri obiettivi, con la preziosa collaborazione con l’animale, che può essere del cliente o del Coach.

Attenzione, non stiamo parlando di un percorso di educazione cinofila, il fine dell’EtoCoaching non è educativo per l’animale, ma formativo ed evolutivo per la persona.

Attraverso la lettura dell’animale con il quale si sta lavorando e delle dinamiche relazionali che si mettono in campo con lo stesso, la persona può essere accompagnata ad una comprensione più profonda di sé, delle proprie capacità, dei propri talenti, della possibilità di lavorare sulla frustrazione e sull’importanza della chiarezza interiore.

 

Le fasi del percorso di Eto-Coaching

 

1. Conoscenza del sé Reale ed Autentico

In natura, quando l’uomo non ci mette mano, tutto funziona in maniera armonica e semplice. La natura ha il grande dono di semplificare laddove qualcosa risulta difficile, fare chiarezza quando qualcosa è complicato, la natura riesce ad avere una vera e propria funzione artistica, di precisione nella semplicità. Uno scultore, per creare la sua opera d’arte non aggiunge materia al blocco iniziale, ma la rimuove. E’ la rimozione dell’eccesso che permette di accedere alla meraviglia della scultura finita. Ecco che nel mondo in cui viviamo spesso la meraviglia insita in ciascuno di noi viene nascosta, coperta, si cela dietro sovrastrutture, maschere, modalità disfunzionali nelle relazioni, aspettative.

Ecco, la natura (ripeto volutamente – finchè l’uomo non ci mette mano) ci insegna proprio il bello della semplicità, del vivere senza aspettative. Un fiore non sboccia per essere ammirato dagli altri, sboccia per sé, perché è importante per se stesso, un po’ come se fosse la missione della sua Vita e non è di certo per farsi vedere, ma per “sentire dentro di sé la sua meraviglia”.

Il processo di domesticazione in realtà ha intaccato la naturalità e la modalità di vita che gli animali stessi, allo stato brado, potrebbero esperire. E’ un aspetto da tenere in considerazione ed è certo il rovescio di una medaglia che ha in realtà molti aspetti positivi. La domesticazione sana ha portato gli animali a stringere rapporti e relazioni molto significative con l’uomo, permettendo tra l’altro all’animale umano di progredire nella scienza e nelle tecnologie attraverso l’osservazione dell’animale non umano.

Ecco quindi che la prima fase del processo di EtoCoaching è proprio l’osservazione dell’animale non umano. Che animale è? Che caratteristiche ha? Quali sono le sue motivazioni? Quali i suoi bisogni? Cosa lo appaga? Ed ecco che emerge il primo punto. L’animale non umano diviene specchio dell’essenza dell’umano. Inevitabilmente viviamo in un intreccio relazionale di proiezioni. Durante attività di EtoCoaching di gruppo emerge che i bisogni che una persona sente importanti per il suo animale, se analizzati, sono importanti per sé, e spesso la persona non è consapevole di questo. E’ un po’ come se l’animale, con la sua modalità naturale e spontanea, diventasse custode del mondo più intimo e autentico della persona.

In psicanalisi si parla di transfert e controtransfert, ossia delle proiezioni che il paziente riporta nella figura dell’analista e anche viceversa, quindi anche del gioco proiettivo che inevitabilmente l’analista potrebbe mettere in campo nella relazione con il proprio paziente.

Questi giochi proiettivi, di specchi, di cui i professionisti sono consci, sono un meccanismo di cui, senza averne consapevolezza, facciamo esperienza quotidianamente, nella relazione con altri animali umani ma anche animali non umani.

Ecco quindi che la prima fase del percorso permette alla persona di accedere al proprio mondo di traslazione nei confronti dell’animale coinvolto, che in questo percorso viene lasciato assolutamente libero di essere se stesso ed è fondamentale il rispetto dell’etologia, delle inclinazioni e delle caratteristiche di specie, di razza ed individuali.

 

2. Cosa voglio realmente? Obiettivo

In un percorso di Coaching l’obiettivo deve essere formulato in maniera efficace. I giochi proposti con l’animale non umano rendono evidente alla persona perché questo è necessario. Pensate la conduzione libera, con o senza la longhina, di un asino in un percorso. Già di per sé l’asino è un animale che la domesticazione ha reso fortemente sociale, quindi l’instaurazione di una relazione con il protagonista umano è fondamentale. A ciò si aggiunge l’importanza fondamentale di avere chiaro ciò che si desidera fare con l’animale stesso, se l’asino percepisce insicurezza nella conduzione o un percorso finalizzato probabilmente tenderà a bloccarsi e non esistono spinte né traini. Solo la relazione efficace e finalizzata permettono di condurre l’asino. Esattamente come se non abbiamo chiara la meta della nostra vita, il nostro obiettivo a breve/lungo termine diventiamo come l’asino, ci blocchiamo e disperdiamo un sacco di energie.

Vivere questa esperienza è fortemente trasformativa e crea una sorta di “memoria emozionale” in grado di ricondurci agli insegnamenti dell’animale non umano nel momento dell’esercitazione.

Abbiamo parlato di asino ma potremmo parlare anche di cani, gatti, tartarughe, galline, qualsiasi animale può diventare coach, purchè ci sia la mediazione del Coach umano, che ha il compito di “tradurre” quanto emerge dalla relazione uomo-animale e restituirla, arricchendo la relazione e la consapevolezza.

 

3. Percorso/Viaggio

Definito l’obiettivo, un po’ come compreso quale sarà l’uscita del casello autostradale che ci permetterà di arrivare alla nostra meta, il protagonista umano ha un solo mandato: agire, ovviamente in maniera efficace. Ma è solo l’Azione consapevole nel qui ed ora, in un clima non giudicante e caldo, che permette che il cambiamento avvenga.

Abbiamo in due righe citato tutte le preziosissime capacità che qualsiasi animale sociale possiede in maniera innata.

Ecco quindi che gli incontri di restituzione del percorso e dei microbiettivi diventano tempo-e-spazio di crescita, di miglioramento delle proprie consapevolezze, delle proprie capacità e dei propri Talenti e permettersi di essere se stessi nella profonda autenticità con l’Animale non umano diviene una palestra di Vita.

 

4. Obiettivo raggiunto

E alla fine del percorso? Siamo arrivati a destinazione? Siamo alla destinazione designata o ci siamo persi per strada? La conclusione di un percorso di EtoCoaching è sempre un momento molto delicato, che non va mai sottovalutato. L’animale non umano è molto capace di celebrare anche le piccole conquiste. Basta un lancio della solita pallina ormai usurata che per il cane è un momento di festa puro, autentico. Perché per gli animali le emozioni sono ancora il motore della vita e della sopravvivenza, quindi hanno il prezioso dono di viverle autenticamente, profondamente, visceralmente e ci insegna a ricontattare la nostra Animalità.

 

 

Un percorso evolutivo ci richiede di eliminare le sovrastrutture, le maschere, tutto ciò che ci appesantisce per ricontattare la leggerezza del vivere, che non è superficialità, ma comprensione del fatto che per quanto la Vita possa essere dura, abbiamo sempre la possibilità di fare del nostro meglio, in ogni momento, in ogni singolo istante, qui-ed-ora… A partire da adesso!

L’animale non umano ci rimanda costantemente a queste dimensione fortemente evolutiva e apparentemente aleatoria, ma che vivendo scopriamo essere molto Reale!

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